Via delle botteghe oscure

Memoria: il pozzo profondo e scarsamente illuminato nel quale pendono le radici volanti della vita, quel buio umido in cui i germogli traggono linfa e nutrimento per drizzarsi verso il cielo. Ogni giorno, il confronto con la memoria segna la vita, è l’istante solenne in cui si decide la direzione. Lo sforzo di afferrare e comporre i fugaci frammenti del sogno appena passato, per chiarire il sogno che sta per venire. Memoria, ovvero ricerca, ascolto, visione. Soprattutto, viaggio.

Un viaggio all’interno, nell’abisso silenzioso eppure vivo, buio eppure caldo, dell’anima propria, dei ricordi, delle origini, degli errori e dei fallimenti, dei segni lasciati e di quelli spariti. Un viaggio all’esterno, nelle vicende di un popolo, nell’incrocio di legami, di esperienze e relazioni, della storia collettiva degli uomini. Dove porta questo viaggio?

In nessun luogo, se non nel viaggio stesso, che poi è il senso vero della nostra esistenza, intreccio tra quel che ero un istante fa e quel che sarò nell’istante che verrà, a partenza circolare dall’attimo presente, da quello che sono ora. Ed ecco che il pensiero sulla Memoria prende forma in una storia semplice, apparentemente semplice, di un uomo che indaga su se stesso, sul suo passato dimenticato, per scoprire, letteralmente, come in ogni indagine che si rispetti, protagonisti velati di mistero, dettagli sconosciuti, indizi che diventano prove e prove che sanciscono condanne.

Alla fine, inopinatamente, dagli eleganti Boulevards della Parigi del dopoguerra, si scivola a ritroso nella palude grigia della città occupata, dove le ombre dei platani ordinate in prospettiva hausmanniana componevano i recinti del terrore nazista, dove il suono secco degli stivali sul pavé era il refrain che accompagnava gli innocenti verso l’orlo dell’abisso. E allora il recupero della memoria, personale, dell’uomo che cerca se stesso, diventa invito e quasi appello a indagare sulla memoria dei popoli, della gente, di tutti e tutti insieme. Diventa un programma solenne di contrasto al veleno dell’oblio, quel tossico dolce che fa credere gli effetti orfani delle loro cause, gli alberi sciolti dalle loro radici, le stelle cadenti libere dalle loro scie. È la preghiera a risalire fino a quella sorgente che spiega il presente e le sue angosce, per illuminarne le ombre e recuperare la speranza.

È l’impegno commosso, dichiarato, a non perdersi nel nulla, a dare dignità alla storia, senza la pretesa di trovare un bandolo o una spiegazione, perché il tempo e l’eternità non si spiegano come non si spiega il mistero della vita e della morte. Nella certezza però che la luce della memoria è quella che può legare gli uomini nel viaggio, farli sentire unici e insieme meno soli, irripetibili ma comuni e solidali, perché esseri, perché umani. Perché un errore, anche il più tragico, diventa gemma se non dimenticato e la memoria è quel forziere sicuro dove le gemme di tutti vengono custodite per sempre.

“Via delle Botteghe oscure”, Patrick Modiano, BOMPIANI