Trasformare il veleno in medicina

Trasformare il veleno in medicina

Michelangelo Buonarroti, 1475-1564

Nel 1487, un ragazzo di una famiglia di notabili fiorentini caduti in disgrazia, primo di cinque figli di uno squattrinato podestà senza incarico, dovette impiegarsi come ultimo apprendista in una bottega di valenti pittori e artigiani, i fratelli Ghirlandaio. Domenico, il maggiore di loro, era figlio dell’orafo Tommaso Bigordi, con bottega in Via dell’Argento, famoso per aver inventato un vezzoso monile molto in voga tra le giovani fiorentine in età da marito: una ghirlanda d’argento da porre sul capo. La trovata aveva avuto talmente successo da far guadagnare all’intera famiglia il soprannome con cui sono passati alla storia. Domenico, tuttavia, era versato alla pittura e al disegno, più che all’arte orafa e si fece strada precocemente in città, grazie al suo stile elegante e vivace, diventando, nel 1480, il ritrattista ufficiale di casa Medici.

Una bottega prestigiosa, dunque, dove mandare il figliolo ad imparare. Ma pur sempre una bottega: per il padre, Lodovico, era uno doloroso passo indietro nella scala sociale. Il figlio avrebbe dovuto, come lui e suo padre prima di lui, avere una formazione classica, studiare il latino, ambire a una magistratura di spicco della gloriosa Repubblica Fiorentina. Ma i soldi non c’erano, bisognava che qualcuno si sacrificasse per portarne a casa un pochino.

Il ragazzo ubbidì. E trasformò quello che sembrava un destino ingrato in una straordinaria storia di successo, di cui si parlerà per sempre.

Si chiamava Michelangelo Buonarroti.

Dalla catastrofe economica di un’oscura famiglia in disgrazia, da quel piccolo ‘passo indietro’ vissuto con vergogna, l’Umanità ha avuto in dono il più grande artista della Storia.

La vita è sorprendente e a volte agisce per sottrazione; come Michelangelo toglieva dal blocco di marmo la roccia in eccesso per far emergere la forma che si celava perfetta al suo interno, così le difficoltà, le sconfitte, le sofferenze, se affrontate con spirito indomito, possono aiutarci a scalpellare via il superfluo, l’eccedente, l’inutile, per rivelare la nostra vera e più autentica natura.

Ogni uomo può farlo, ognuno di noi può essere artefice del proprio personale capolavoro, e spesso l’occasione giusta è quando le circostanze sembrano affermare inesorabilmente il contrario.