
Questo libro è semplicemente magnifico.
Quattrocento pagine fitte per spiegare un quadretto di legno largo 50 centimetri e vecchio di 450 anni. Basterebbero questi numeri a qualificare la grandezza del genio di Piero della Francesca.
Ma Silvia Ronchey non si limita all’ovvio: fa molto di più, dimostrandosi all’altezza di un compito quasi sovrumano.
Per far cogliere il senso più intimo della pittura di Piero, si immerge in un tempo e in molti luoghi remoti, indaga, fruga in archivi polverosi, scartabella tra codici miniati e auguste biblioteche. Racconta di un’epoca dorata e tremenda in cui si ebbe una fine e poi ancora un nuovo inizio, fa rivivere con talento prodigioso il mistero di quel torbido intreccio di lingue, costumi, culti, dinastie, popoli e nazioni che animò il tramonto definitivo dell’Impero d’Oriente. Rievoca il drammatico momento della nostra storia in cui Roma cadde per la seconda e ultima volta dal trono del mondo.
I quadri, quelli veri, immensi ed eterni come la Flagellazione di Piero della Francesca, oggi alla Pinacoteca Nazionale delle Marche, a Urbino, parlano a generazioni di uomini, raccontano infinite profondità della nostra epopea di instancabili produttori di idee.
Bisogna saperli ascoltare, però: il talento unico di maestri come Silvia Ronchey è in grado di condurre dolcemente per mano chiunque ne abbia la voglia.
L’enigma di Piero, Silvia Ronchey, BUR