Fiesta

Ė una Fiesta, perché il sole sorge ancora.

Sorge su un mondo sbattuto dalla guerra, dalle miserie umane, impallidito dalla mediocrità, involgarito dall’ansia di successo, dalla smania di ricchezza, dalla fregola di avere e apparire, senza riuscire essere.

La pioggia acida dell’invidia, il vento nero della depressione, l’impotenza dei deboli, la rabbia degli incapaci, spazzano le strade di una comunità fluida, surreale eppure esistita.

Ma il sole sorge ancora.

E inonda di luce calda i boulevards di Parigi, le colline basche, le plazas de toros.

È la luce della vita, che passa da un personaggio all’altro come un otre di vino fresco tra i passeggeri di una corriera affollata, che sale verso Pamplona, in un caldo pomeriggio di giugno.

È una Fiesta perché la voglia si trasmette anche a te che leggi, leggi, leggi, ancora, per la millesima volta, quelle pagine coperte della polvere bianca delle mulattiere spagnole.

E come la prima volta, senti che s’impossessa di te la smania di viaggiare, scrivere, bere, pescare e ballare, ubriaco, fino all’alba, amare una donna e soffrire per lei.

Cercare Brett Ashley, sapere che non c’è, trovarla, perderla, inseguirla ancora.

Fino al tramonto successivo.

Ma sempre aspettando l’alba.

Fiesta (Il sole sorge ancora), Ernest Hemingway, Oscar Mondadori