
È andata più o meno così.Era un sabato sera d’inverno molto freddo e piovoso, con il mondo là fuori immerso nel silenzio surreale dei fine settimana nelle zone rosse, quando ho buttato l’occhio sul tomo di mille pagine che mi aveva consigliato mio fratello. Mio fratello è un eccellente consigliere di libri, salvo che predilige un po’ troppo la filosofia e la scienza, per i miei gusti elementari e per il mood da lockdown.
Vi dico, l’umore volgeva al peggio, complicato oltretutto dalla visione di un certo film di un cineasta coreano molto incensato dalla critica e appena scomparso, un film il cui titolo, composto da un minerale e un numero, mi aveva fatto pensare alla tavola periodica degli elementi: dovevo presagire il rischio di martellata sulle palle starne alla larga.
Non avevo ascoltato la voce interiore, però, e mi ero scolato fino in fondo l’amara bevanda: succede sempre così; se sento che una cosa mi fa male, la perseguo ostinatamente, finché non vedo il sangue (mio) scorrere a rivoli. Allora mi calmo. Si chiama sindrome della sfida del piffero, credo di aver letto in un manuale d’accatto, uno di quelli che vanno tanto di moda per etichettare le persone che per un motivo o per l’altro non ci piacciono.
Dunque ero lì a boccheggiare sul divano. Schiena e spalla doloranti per il tempo umido, un tegame di sbobba in lenta cottura sui fornelli, gli echi sinistri di una strada deserta e buia. Davanti, avevo solo la prospettiva di una riflessione finalmente seria sulla mia vita, pratica in cui molti intorno a me si cimentano insistentemente, per amore, diletto o semplice malanimo; molti tranne il sottoscritto, ovvero l’unico titolato a farlo. Così va il mondo. Poi, d’un tratto… l’illuminazione.
Il libro era lì, placido nel suo abnorme spessore, un cubo massiccio di carta stampata con l’aria ipocritamente indifferente di chi sa che avrebbe molto da raccontare se solo qualcuno fosse disposto ad ascoltare. Lonesome Dove, di Larry McMurtry. Sapevo che Mc Murtry era un vero maestro del genere western, premio Pulitzer proprio per questo romanzo e Oscar alla migliore sceneggiatura per Ritorno a Brokeback Mountain. Uno che chiama un posto ‘La montagna del culo rotto’, tuttavia, mi lasciava perplesso: non amo la contaminazione tra generi e dall’epopea western pretendo tensione eroica, dramma, serietà e sentimenti edificanti: il grottesco o, peggio, il pecoreccio, non li tollero. Steve Hockensmith, con il suo eccellente Elementare, Cowboy, mi aveva già stupito, tempo prima, dimostrando la rigidità eccessiva di questa mia posizione, ma non ero esattamente ben disposto a concedere al tizio -McMurtry intendo- una chance di spingermi definitivamente alla canna del gas, quel sabato sera. Quando si è fragili, si tende a stare sulla difensiva. Ma il miglior modo in cui ho provato a difendermi, nella vita, da me stesso e dagli altri, è stata proprio la lettura. Non mai trovato di meglio, sul mercato delle dipendenze. Si vede che il giorno in cui sono entrato io, erano a corto di sostanze. Per cui, con animo incerto e non privo di una solida diffidenza, ho preso il libro in mano e l’ho aperto. Pochi minuti e poche pagine dopo, mi trovavo già seduto al tavolo di cucina, con un piatto fumante di fagioli al sugo, mezzo chilo di pane casareccio dalla crosta scura e una bottiglia di rosso corposo. La mia decisione sulla serata era presa. E, per molti giorni ancora , questa storia eccezionale mi ha accompagnato, mi ha distratto, mi ha accarezzato quando ne avevo bisogno, con quella tenerezza e quella cura che solo la grande letteratura sa dedicare a un’anima.
Lonesome Dove non è solo uno sputo di paese nel sud del Texas, dove i due più famosi rangers della storia, Woodrow Call e Augustus McRae, si sono ritirati a vita privata, dopo aver rischiato la pelle infinite volte contro gli indiani, i banditi, i messicani. È un punto di partenza, un inizio, ovvero, inevitabilmente, come accade nelle storie dei personaggi più grandi, da Edipo al Principe Myshkin, da Geroges Duroy a Martin Eden, il luogo in cui si conclude il viaggio circolare della vita. Gus e Call attraversano un mondo, con la loro banda di personaggi squinternati, per condurre una mandria immensa dalle polverose distese di mesquite della frontiera con il Messico alle ondeggianti erbosità del Montana: sono sempre in movimento, perché in quel luogo e in quel tempo, chi si ferma è perduto. È lo stesso West che scorre liquido, come i fiumi che attraversano, dal Rio Bravo al Nueces, dal Canadian allo Yellowstone, e ti passa davanti agli occhi, senza sosta; se inizi il libro, non puoi smettere di leggere, come Gus non può smettere di parlare o di amare la vita e Call di inseguire un dovere che lo opprime e lo inaridisce, come i rovi che calpesta con la sua giumenta. E poi c’è lei, la più bella, che nei libri migliori non manca mai: Lorena è una donna con una partenza pesante nella vita; una puttana coraggiosa, che però ce la fa, al contrario di molti degli uomini che incontra, vigliacchi privi di anima e dignità, sfruttatori, violenti, ubriaconi senza futuro. Lorena è una Boule de suif dell’ovest americano, splendida e solida come una quercia, calda e onesta come il sole che spunta all’alba, sulle pianure.
C’è anche Clara, che doma cavalli e mariti, su nel Nebraska, e si fa spedire romanzi dal servizio postale sul Platte ed Elmira, che invece non ce la fa, stupida, ingrata, insidiosa come un banco di fango nel fiume. E ancora, gli indiani cattivi e quelli buoni, i veri padroni di quella terra, ma quasi estinti, come i bisonti, eppure ancora in grado di tirare una freccia per uccidere; i fuorilegge, come il letale comanchero Blue Duck o gli sgangherati fratelli Suggs, ladri di cavalli e feroci assassini; gli uomini di legge, come lo sceriffo July Johnson, o il suo sfortunato vice Roscoe, capaci a mala pena di prendersela con gli ubriachi al sabato sera ma pronti ad affrontare un viaggio ai confini del mondo, per acchiappare un ricercato. Antilocapre e lupi grigi, crotali e grizzly, vespe e scorpioni, cavalli e bovini, popolano l’affresco; sullo sfondo, una Natura gigantesca e tremenda, che decide la vita o la morte: vento, sabbia, sole, acqua, pioggia, neve, grandine, fulmini e tempeste, alluvioni e siccità, gelo mortale e caldo torrido, tutta la gamma del possibile e del terrestre.
La serata è passata veloce, come la notte e molte ore nei giorni successivi: il tempo vuoto e i pensieri dolorosi hanno smesso, per un po’, di essere un problema. Laggiù, nel pantheon del cuore che ospita i miei amici più cari e gli alleati di tante battaglie, ho visto un vecchio pirata del Borneo, dalla barba scura e gli occhi di fuoco e un cadetto di Guascogna al servizio del Re, alzarsi e far posto, con rispetto, ad Augustus Mc Rae e Lorena Woods.
Benvenuti, ragazzi, conto su di voi.
Lonesome Dove, Larry McMurtry, Einaudi